Installazione.
Titolo: “Bisogna solo attendere” (tratto da: lettera alla madre, 25 aprile 1927. Antonio Gramsci, Vita attraverso le lettere, a cura di G. Fiori, ed. Einaudi, Torino 1994, cit., p.172)
Anno: 2017
Materiali e tecniche:
Libri destinati al macero recuperati durante lo sgombero e il trasloco della biblioteca di Carloforte.
Trappoline in metallo, usate dai bracconieri per catturare di frodo varie tipologie di uccelli. Olive raccolte fresche da olivi sardi, usate comunemente come esca per uccelli.
Fogli di vecchi libri che si sono sfaldati durante la fase di sgombero della vecchia sede della biblioteca di Carloforte, destinati al macero, recuperati e coperti di manganese raccolto a mano nelle ex miniere dell’isola di San Pietro.
Altra parte dell’installazione sospesa di fronte alla parete di roccia:
Titolo: “Bisogna solo attendere” (tratto da: lettera alla madre, 25 aprile 1927. Antonio Gramsci, Vita attraverso le lettere, a cura di Giuseppe Fiori, ed. Einaudi, Torino 1994, cit., p.172)
Anno: 2017
Materiali e tecniche:
Trappoline in metallo per la cattura illegale di uccelli, corrose e aperte. Fili per rilegatoria.
SINOSSI (dell’intera installazione):
La trappola porta la vittima ad essere agente della propria fine.
Gramsci affrontò la trappola della sua cattura consapevolmente. Fu una fine solamente fisica. Il nero del manganese è ambivalente: è profondo e buio come una fine, ma vivo, ricco e utile per generare altro, ha in sé una potenziale capacità creativa, una nuova vita.
Così come 33 trappoline si sono corrose, aperte e trasformate in 33 quaderni guerrieri, 33 raccolte di pensiero libero nato in prigionia, pensiero che si incide sempre profondamente in chi lo incontra.
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